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12

Ago

Dal carretto alla "fuitina": a Palermo un museo della Sicilianità in una villa del '700

E carretti e paladini siciliani, dipinti, arredamento e un'esposizione di coffe artigianali: un viaggio virtuale nella collezione e tra i saloni e la storia di villa Adriana a Palermo

Nell'ultimo periodo molto è stato scritto su una recente realtà palermitana che ha donato nuova linfa ad una delle più belle ville settecentesche della Piana dei Colli: Villa Adriana. Visitandola è facile comprendere quanto, per questo progetto, sia stata felice e mirata l'intuizione dell'ideatore: il collezionista d'arte Giacomo Callari, presidente della cooperativa sociale onlus "Sicilia l'isola dei tesori".

Difatti la villa, con la sua posizione strategica in un luogo libero da impedimenti edilizi (ad angolo fra viale Strasburgo e via Stazione San Lorenzo) gode appieno di elementi fondamentali naturali come la luce e l'aria. La tipica vastità della villa settecentesca è un altro dei punti a suo favore, che ha agevolmente consentito la realizzazione del progetto all'interno delle sue sale.

L'ultima mia visita presso di essa risale a circa quattro anni fa, quando ne ho rilevato con amarezza lo stato di abbandono. Ma riscontrare che adesso villa Adriana ha assunto una nuova veste è stata per me un'esperienza appassionante ed assolutamente coinvolgente.

Il primo pensiero che mi è sorto in mente è stato: "Ecco cosa si può creare quando la passione diventa museo".

Senza questo slancio di amore e profondo trasporto verso la propria terra e le proprie radici non poteva sorgere altro di più bello ed avvincente che i miei occhi abbiano potuto ammirare. Con la nascita al suo interno del Museo della Sicilianità, villa Adriana ha acquisito nuovo respiro e nuovi colori.

Le oltre cinquecento opere d'arte qui presenti sono riusciti a renderla un simbolo della nostra terra. L'energia da esse emanata attraversa e prende spunto da tutte le caratteristiche della nostra bella isola, investendo gli occhi e l'anima di ogni visitatore. Non è soltanto un viaggio fra le sue bellezze naturali raffigurate magistralmente, ma un percorso fra le sue mille e antiche tradizioni: da quelle contadine a quelle religiose, da quelle popolari a quelle folkloristiche.

Usi, abitudini e costumi che sono parte integrante delle nostre radici, ossia tutte le caratteristiche proprie degli abitanti della nostra isola definite con il termine di "sicilianità" o "sicilitudine", delle quali bisogna con fierezza conservarne e tramandarne la tradizione.

Ed ecco che, con sorprendente impatto, ci si trova innanzi ad una insolita rappresentazione della "fuitina", oppure a quella che ripropone l'albero della cuccagna, tipico delle feste popolari.

E, ancora, carretti e paladini siciliani, dipinti, arredamento e un'esposizione di coffe artigianali di rara originalità e bellezza create dall'artista Gisella Mandalà. Non appena ottenuto il sito dalle Suore Francescane Missionarie (in loco come istituzione dal 1950, che hanno saputo cogliere al volo la qualità e l'importanza del progetto), Giacomo Callari ha intrapreso e portato a termine un lavoro di riqualificazione immane e pregno di passione "sposando", a suo dire, Adriana.

Con il suo contagioso entusiasmo, la villa ha acquistato un'identità e un'anima senz'altro diverse da quella per cui fu costruita, ma capace di generare nuovi stimoli e grandi progetti. Difatti i programmi ideati già attuati e in corso di realizzazione sono davvero intriganti. Per esempio il bel giardino ha ospitato ed ospiterà ancora delle feste da ballo in abiti d'epoca.

E sono in previsione perfino degustazioni, mostre e laboratori, anche per le scolaresche. Ovunque ella sia, Adriana Genuardi (consorte di Alessandro Chiaramonte Bordonaro di Gebbiarossa che le dedicò la villa una volta acquistata nel 1872 da Francesco Saverio Starrabba, nipote del principe Pietro Statella e Moncada) approverà di certo la rinascita di quella che fu la sua dimora di villeggiatura.

Una villa sorta all'incirca nel 1750 per desiderio del marchese Giacomo Mariano Bajada che nel 1770, ereditata dal figlio, passò nelle mani di Antonio Maria Statella e Grifeo, marchese di Spaccaforno e principe del Cassaro, il quale si occupò della sua riconfigurazione. Villa Adriana dimenticherà l'occupazione forzata da parte delle truppe dell'Esercito nel periodo della seconda guerra mondiale e riporterà alla sua memoria i tempi in cui dai balconi del piano nobile si poteva ammirare chiaramente il golfo di Mondello.

Un piano nobile con la sua sala dagli affreschi attribuiti a Vito D'Anna ed Elia Intergugliemi che ha riacquistato il fascino dei tempi in cui ospitava i fastosi balli. L'elegante scala in marmo rosso per la quale vi si accede ancora adesso mostra le due intriganti voliere rinnovate con elementi tipici.

Dal mese di settembre 2019 chi lo desidera potrà vivere la nuova dimensione acquisita dalla villa, come un vero e proprio tuffo nel passato proiettato in un radioso futuro.