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25

Feb

Creare tessuti con gli scarti degli agrumi: da Catania la startup che è diventata impresa

Dal "pastazzo", così come viene chiamato lo scarto della spremitura degli agrumi, vengono creati tessuti di alta qualità per il comparto moda-lusso. Ecco la storia di Orange Fiber

La natura crea tutto con un perché: si tratta di aguzzare l’ingegno e scoprire una formula che metta a frutto quanto donato.

Questo è il processo che hanno fatto, tra curiosità ed ingegno, Adriana Santanocito Enrica Arena ideatrici di “Orange Fiber”, tra le start up più innovative degli ultimi anni, oggi azienda italiana che ha brevettato e produce tessuti sostenibili dai sottoprodotti agrumicoli.

Non si tratta banalmente di riciclo, ma di creatività a servizio anche della bellezza.

Dal “pastazzo”, così come viene chiamato lo scarto della spremitura degli agrumi, la Orange Fiber crea tessuti di alta qualità per il comparto moda-lusso utilizzando le centinaia di migliaia di tonnellate di sottoprodotto che l’industria di trasformazione agrumicola produce ogni anno e che, altrimenti, andrebbero smaltite con dei costi per l’industria del succo di agrumi e per l’ambiente.

Secondo dati recenti tra bucce, polpa e semini sarebbero oltre 700 mila le tonnellate di scarto prodotte ogni anno dall’industria agrumicola, un quantitativo importante che ha rappresentato per lungo tempo un grosso problema in termini di smaltimento, almeno fino al 2013, e che oggi trova nuovo impiego, come nell’edilizia ad esempio.

Nel tempo l’idea di queste due imprenditrici, accolta con grande entusiasmo, è cresciuta coinvolgendo anche altre persone e modificando, a partire dal 2019, il suo assetto istituzionale.

A partire da una delle ideatrici del progetto - Adriana Santanocito - che ad oggi non ha più alcun ruolo operativo.

Attualmente l'azienda è guidata da Enrica Arena, Co-Founder e Ceo, che compone il consiglio di amministrazione insieme a Giuseppe Venezia, professionista con competenze in ambito finanziario e di raccolta fondi, e Andrea Bonina, socio e CTO dell'azienda con un ruolo di rilievo nello sviluppo della tecnologia proprietaria e nell’ottimizzazione dei processi di produzione industriale.

La nuova governance è stata individuata per dare maggior forza al perseguimento degli obiettivi condivisi con gli investitori durante la campagna di crowdfunding: l'ottimizzazione del processo di produzione industriale e l'aumento della capacità produttiva.

Tornando indietro nel tempo e ripercorrendo le varie tappe della start up, ricordiamo che il 2013 fu l'anno del deposito del brevetto in Italia, esteso poi a Brasile, Stati Uniti, Messico, India e alcuni Paesi dell’Unione europea.

Dal 2014, anno di fondazione, poi il progetto è cresciuto strutturandosi e allargando la propria base societaria, inizialmente composta dalle due fondatrici - Adriana ed Enrica - e da tre business angels.

Dal dicembre del 2015, momento dell’inaugurazione del primo impianto pilota per l’estrazione della cellulosa dagli agrumi, la corsa non si è mai arrestata inanellando successi e ottimi riscontri, a vario titolo.

In primis, nel 2017, il debutto nella moda con la presentazione della “Orange Fiber Capsule Collection” di Salvatore Ferragamo, la prima collezione di moda realizzata con tessuti ricavati dai sottoprodotti della lavorazione industriale delle arance siciliane e impreziosita dalle stampe di Mario Trimarchi (architetto e designer vincitore del Compasso d’Oro 2016).

Arriviamo quindi al 2019 quando Orange Fiber è passata da startup a PMI innovativa e, a seguito della campagna di equity crowdfunding lanciata sulla piattaforma CrowdFundMe, ha raccolto 650 mila euro da 365 investitori, ridefinendo il suo Cda e il team di lavoro.

Nel novembre 2020, poi, l'azienda è stata selezionata e successivamente premiata, tra 12 a livello internazionale, per il programma di accelerazione MassChallenge Switzerland, dimostrando la crescita e l’impatto del progetto innovativo proposto.

E sempre nel 2020 - anno importante per la Orange Fiber - è stata tra le eccellenze italiane premiate con i MF Supply Chain Awards 2020 nella categoria "Best Innovation", l’importante riconoscimento assegnato ad aziende storiche che si sono adeguate al cambiamento e a nuove realtà fondate per rinnovare radicalmente la filiera, con il comune denominatore delle competenze e della sostenibilità.

Insomma c’è da scommettere che il progetto continuerà a dare buoni frutti - concedeteci il gioco di parole - portando sempre in alto una delle eccellenze siciliane, l’arancia, simbolo da sempre della floridezza dell’Isola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: balarm.it