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Mag

Dalle niviere alla brioscia: ecco come è nata la Granita Siciliana

Come è nata la granita siciliana? La storia di questa prelibatezza è davvero interessante e oggi la scopriremo insieme.

Questo prodotto, oggi, è conosciuto e amato in tutto il mondo e rappresenta una delle eccellenze di Sicilia. Consumare una granita seduti al bar, con un’immancabile brioche con il tuppo, è un meraviglioso rituale che affonda le radici nella tradizione. Ma come siamo arrivati alla creazione della granita? Oggi lo vedremo insieme. 

La nascita della granita siciliana

La storia della granita comincia lontano, nelle neviere dell’Hindu Kush, montagna che sovrasta l’Afghanistan e il Pakistan. Preparata con neve, latte, miele, riso molto cotto e spezie, la prima granita si vendeva per le strade diPechino già nel 2000 a.c. Prima di approdare nei paesi arabi, infatti, il gelato si diffonde in India e Cina. Arriva, poi, in Andalusia e nella Sicilia islamica.

Già dal Medioevo, in Sicilia, c’erano i nivaroli, cioè coloro che si occupavano di raccogliere la neve sull’Etna, sui Peloritani, sugli Iblei e sui Nebrodi. Tutto l’anno, avevano il compito di conservare la neve nelle neviere, per poi trasportarla nelle località in riva al mare. 

Ancora oggi vi sono, su alcuni monti, delle buche usate per la conservazione del ghiaccio, rifinite con mattoni o pietre. Le famiglie benestanti acquistavano la neve dell’Etna e la facevano conservare in apposite case neviere, private e ad uso domestico. La neve, così, veniva grattata e utilizzata nella preparazione di sorbetti e gelati. 

Questo tipo di procedimento era ancora diffuso fino al primo Novecento con il nome di “rattata” (cioè grattata). Nel corso del XVI secolo la ricetta dello sherbet venne migliorato. Si scoprì che si poteva usare la neve, mista a sale marino, come espediente per refrigerare. La neve raccolta, così, passo da un ingrediente a un refrigerante.

La granita moderna

Nacque in quel momento il pozzetto, cioè un tino di legno, con dentro un secchiello di zinco, che si poteva girare con una manovella. L’intercapedine si riempiva con sale e neve, chiusi da un sacco di juta e pressato. La miscela congelava il contenuto del pozzetto, per sottrazione di calore. Il movimento rotatorio di alcune palette all’interno impediva la formazione di grossi cristalli di ghiaccio.

La granita, molto gradevole al palato, soppiantò così la “rattata”. Nel XX secolo è stata sviluppata la moderna granita siciliana. La neve è stata sostituita dall’acqua, il miele dallo zucchero e il pozzetto dalla gelatiera. Ecco, dunque, come è nata la granita siciliana.

 

 

 

 

 

Fonte: siciliafun.it