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09

Ott

Dalle sfingi agli erbari storici: rinasce uno spazio magico all'Orto Botanico di Palermo

A venticinque anni dalla chiusura e dopo i i lavori di restauro e riorganizzazione, lo spazio simbolo del Giardino riapre le sue porte a studenti universitari e appassionati

Sono visibili anche dalla strada che costeggia l'Orto Botanico di Palermo (via Lincoln 2), le due sfingi poste ai lati del Gymnasium a metaforica custodia del sapere e della conoscenza.

Proprio questo edificio, tra i più antichi della struttura, è stato appena portato a lustro - comprese le sfingi e lo scheletro di una leonessa, scoperta nella scoperta - riapre al pubblico, ai curiosi e agli scienziati, anche in nottura, in occasione del festival de Le Vie dei Tesori (il sabato dalle 20.00 alle 22.30).

Realizzate in pietra di Billiemi, scolpite da Vitale Tuccio nel 1789, sono ritornate alla loro bellezza originaria grazie ad un intervento finanziato dal festival del patrimonio culturale e da Lottomatica, essendo state tra le opere più votate dai follower.

Il recupero ha consentito un accurato intervento di ripulitura da incrostazioni e danni dovuti agli agenti atmosferici, ma anche il ripristino di parti mancanti, grazie al lavoro dell'equipe del restauratore Giuseppe Inguì.

Le sfingi sono soltanto l’ultimo intervento che ha riaperto il Gymnasium, dopo 25 anni, facendolo ritornare alla sua funzione originaria: dopo due secoli riprenderà, infatti, ad ospitare le lezioni universitarie del neonato corso di Architettura del Paesaggio.

«Dalla sua nascita - ci ha detto il professore Rosario Schicchi, direttore dell'Orto Botanico - l'aula centrale ospitava gli studenti di Medicina che venivano qui a studiare i "semplici" ovvero le piante medicali; le aule sulla destra, invece, ospitavano la biblioteca e l'erbario siculo, realizzato nei primi anni dell'800, via via arricchitosi negli anni grazie ai contributi di tanto studiosi.

Era presente anche l'Herbarium generale che comprendeva campioni di piante provenienti da tutti i continenti. Negli anni '90 entrambi sono stati spostati - quello siculo nei primi anni del '900 si trovava nell'Istituto di Botanica di via Archirafi - e collocati nei nuovi locali dove hanno formato l'Herbarium Mediterraneum Panormitanum, mentre il Gymnasium fu occupato dai campioni del professore Werner Greuter. Quest'ultimo è stato pure spostato e rimangono oggi presenti la biblioteca e l'erbario Gave, composto da cassetti in legno che sembrano libri impilati».

Dentro il Gymnasium è possibile visitare anche il prezioso museo dell'Orto, con reperti dal Doderlein e dal Gemmellaro, come la ricostruzione dello scheletro di una leonessa birmana ritrovato nell'800, altro intervento a cui ha contribuito "Le Vie dei Tesori" per il restauro.

E ancora, esposte, ci sono le lettere del Marvuglia e del Marabitti, degli strumenti ottocenteschi e persino la primissima poltroncina “Torino” firmata dal Basile, uno degli esempi di arredo prodotto in serie dalle famose fabbriche C.Golia & C. che poi diventarono i mobilifici Ducrot. La poltroncina fu presentata, come prototipo, all’Esposizione d’Arte Decorativa Moderna di Torino, nel 1902.

Il Gymnasium è solo uno degli edifici e degli spazi che occupano il più ampio Orto Botanico, esempio di "architettura verde", potremmo dire, che conserva, dalla sua fondazione, innumerevoli specie vegetali e secoli di storia.

La costruzione risale al 1789: l’Orto sta nascendo proprio fuori le mura, sul piano di Sant’Erasmo, progettato da Leon Dufourny in stile neoclassico, e comprende ilGymnasium e i due corpi laterali, Tepidarium e Calidarium.

Quando Dufourny ritorna in Francia, il progetto viene affidato a Venanzio Marvuglia e vira più verso un classicismo barocco. Le sfingi furono realizzate tra il 1789 e il 1795, anno dell’inaugurazione dell’Orto, e simboleggiano le incognite della scienza e la sfida ambigua che la sua progressiva conquista pone al genere umano.

Nell’Europa dell’Illuminismo le sfingi sono un elemento ricorrente, sia per un certo gusto esotico (l’Egitto attira dopo le prime scoperte archeologiche), sia per il diffondersi della Massoneria con i suoi simboli. Da allora sono sempre rimaste “a guardia” del Gymnasium.

L’intervento di restauro ha riguardato la ripulitura da incrostazioni e i danni dovuti soprattutto agli agenti atmosferici e al proliferare di muffe e licheni: «Adesso sono ritornate visibili - ci ha detto il professore Rosario Schicchi - anche le costole laterali che nel tempo erano scomparse».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: balarm.it