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Fico d' India dell'Etna DOP

Fico d'India dell’Etna DOP


La pianta appartiene alla famiglia delle Cactacee, della specie Opuntia ficus-indica.

La pianta venne importata dalle Americhe nord-occidentali (credute originariamente le Indie, da cui il nome) sul finire del XVI secolo.

Ha la caratteristica di resistere ai climi aridi e secchi e cresce in zone impervie con terreni medi e grossolani di natura lavica. La pianta del ficodindia non presenta tronco ma solo foglie, che si inerpicano dalle radici formando le cosiddette pale alle cui estremità superiori si formano i frutti.

La sua riproduzione avviene attraverso i rami che vengono interrati per i due terzi nel terreno.


Nella sua coltivazione non vengono utilizzati antiparassitari e/o anticrittogamici poiché la pianta assume delle difese proprie contro i parassiti, non necessita poi di trattamenti particolari assumendo la produzione biologica.


Il ficodindia dell’Etna DOP è ricco di fibre e vitamine e può essere utilizzato come integratore contro fatica e stress, aiuta a rigenerare le cellule ed è efficace per i problemi legati all’attenzione e alla mancanza di concentrazione.

Aiuta a far rilassare i muscoli soprattutto degli anziani e aumenta le difese dell’organismo ed è un equilibratore psichico che agisce in modo benefico sull’umore.


Sono presenti molte tipologie: Surfarina o Nostrale dal colore giallo-arancio; Sanguigna dal colore rosso fuoco; Muscaredda e Sciannina dal colore bianco.


La zona di produzione è principalmente la provincia di Catania, nelle zone dei paesi etnei alle falde del vulcano, quindi le zone di Adrano, Biancavilla, Belpasso, Paternò, Motta Sant’Anastasia, Santa Maria di Licodia.

La produzione dei frutti avviene secondo tecniche secolari applicate alla pianta. La prima fioritura avviene tra maggio e giugno con formazione dei frutti verdi.

Per ottenere un prodotto di maggiore qualità si applica la tecnica detta di scozzolatura, che porta ad eliminare i frutti fioriti per ottenere dei frutti più grossi e buoni.

La seconda fioritura avviene tra settembre e dicembre e dà luogo a frutti denominati in dialetto fioroni, che garantiscono la produzione.
Fra le tecniche di coltivazione è molto importante la fase della scozzolatura che viene eseguita tra la fine del mese di maggio e la prima metà del mese di giugno, in relazione alle zone di produzione e alle condizioni climatiche (che consiste nell’asportare fiori, frutticini appena allegati e giovani cladodi).


Le operazioni di raccolta, in relazione alle zone di produzione e all’andamento climatico, si svolgono dalla seconda decade di agosto per i frutti di prima fioritura («Agostani»), da settembre a dicembre per i frutti di seconda fioritura («Scozzolati» o «Bastardoni»).

I frutti dopo la raccolta devono essere immagazzinati in locali idonei ventilati e asciutti.


I frutti vengono distinti in ordine al periodo di maturazione:
«Agostani» o «Latini» (primo fiore);
«Scozzolati» (seconda fioritura).
Cultivar: gialla, rossa, bianca.
I «Fichidindia dell’Etna» all’atto dell’immissione al consumo devono rispondere alle comuni norme di qualità e alle seguenti caratteristiche:
– peso frutto non inferiore a 95 g;
– percentuale di polpa non inferiore al 60% del peso fresco dell’intero frutto;
– frutti esenti da malformazioni;
– colore e forma, caratteristici della cultivar (sono ammessi frutti raccolti nella fase di invaiatura);
– grado rifrattometrico non inferiore al 13%;
– rintracciabilità: per consentire l’attività di controllo e vigilanza agli organismi certificatori, il prodotto D.O.P. sarà quello dei produttori operanti nel territorio riconosciuto dal disciplinare e che dovranno risultare iscritti in un apposito elenco.


Il «Ficodindia dell’Etna» può essere immesso al consumo solo con il logo della denominazione d’origine protetta figurante su ogni confezione commerciale, nel rispetto delle norme generali e metrologiche del commercio stesso.

Sulle confezioni deve figurare, in caratteri chiari, indelebili e nettamente distinguibili da ogni altra scritta, la denominazione «Ficodindia dell’Etna». È consentita l’utilizzo della dicitura «Cactus Pear».

Debbono inoltre comparire gli elementi atti ad individuare nome, ragione sociale, indirizzo del confezionatore, peso lordo all’origine, nonché l’eventuale nome delle aziende da cui provengono i frutti.

È facoltativa l’indicazione della settimana di raccolta del prodotto ed i termini «Agostani» o «Latini» e «Scozzolati» o«Bastardoni» riferiti all’epoca di maturazione.

Il marchio d’identificazione è rappresentato dalla scritta D.O.P. Denominazione d’origine protetta, dalla sottostante raffigurazione del vulcano Etna, da due cladodi con quattro frutti e sottostante scritta «Ficodindia dell’Etna», con a destra il logo D.O.P. CEE.

Cenni storici:


Alla fine del sedicesimo secolo in Sicilia, gli spagnoli introdussero alcune nuove e importanti piante quello più comunemente usato era il ficodindia proveniente dall’America Tropicale (Indie occidentali, secondo C. Colombo).

I fichidindia trasformeranno le campagne della Sicilia, capaci di sopportare lunghe siccità e di propagarsi facilmente nelle spaccature delle rocce, infatti venivano di proposito piantati per frantumare la lava nei fertili pendii del monte Etna.

Questa ammirevole pianta a siepi con i suoi frutti ha contribuito alla dieta di ricchi e di poveri nella vita quotidiana dei siciliani sin dai tempi più antichi fino ad oggi.