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26

Apr

La leggenda di Empedocle, il filosofo siciliano che faceva miracoli e si credeva immortale

Empedocle fu un filosofo e anche un politico, vissuto nel V secolo a.C. in quella che si chiamava Akragas e oggi si chiama Agrigento.

La sua oratoria brillante e la sua conoscenza approfondita della natura, e la reputazione dei suoi poteri meravigliosi, tra cui la guarigione delle malattie, e il poter scongiurare le epidemie, hanno prodotto molti miti e storie che circondano il suo nome. 

«Scoppiata una pestilenza fra gli abitanti di Selinunte – narrano le cronache dell’epoca – per il fetore derivante dal vicino fiume, sì che essi stessi perivano e le donne soffrivano nel partorire, Empedocle pensò allora di portare in quel luogo a proprie spese (le acque di) altri due fiumi di quelli vicini: con questa mistione le acque divennero dolci. Così cessò la pestilenza e mentre i Selinuntini banchettavano presso il fiume, apparve Empedocle; essi balzarono, gli si prostrarono e lo pregarono come un dio. Volle poi confermare quest’opinione di sé e si lanciò nel fuoco».

Si diceva che fosse un mago e che fosse capace di controllare le tempeste. Lui stesso, nella sua famosa poesia “Le purificazioni” sembra avesse affermato di avere miracolosi poteri, compresa la distruzione del male, la guarigione della vecchiaia, e il controllo di vento e pioggia.

I sicelioti lo veneravano come profeta e gli attribuivano numerosi miracoli

Le numerose testimonianze che riguardano la sua biografia sono alquanto discordanti e non consentono di attribuire un’identità precisa alla sua figura.

Le leggende

A conferma di ciò sono le numerose leggende sul suo conto. I suoi amici e discepoli raccontano ad esempio che alla morte, essendo amato dagli dèi, fu assunto in cielo.

Eraclide Pontico, Luciano di Samosata e Diogene Laerzio sostengono che, gettatosi nel cratere dell’Etna, il vulcano avrebbe eruttato, dopo qualche istante, uno dei suoi famosi sandali di bronzo.

In realtà non sappiamo neanche se sia morto in patria o, come sembra più probabile, nel Peloponneso. Secondo Aristotele, Empedocle morì all’età di 60 anni (ca. 430 a.C.), mentre altri autori affermano che visse fino all’età di 109.

Una biografia di Empedocle scritta da Xanto di Lidia, suo contemporaneo, è andata perduta. A Empedocle la tradizione attribuisce numerose opere, fra cui anche alcuni trattati – sulla medicina, sulla politica e sulle guerre persiane – e tragedie.

A noi sono giunti però solo frammenti dei due poemi: Sulla natura (Περὶ Φύσεως, Perì phýseōs, titolo per altro comune a molte opere filosofiche antiche) e Purificazioni (Καθαρμοί, Katharmoí).

Della prima, di carattere cosmologico e naturalistico, sono rimasti circa 400 frammenti di diseguale ampiezza sugli originali 2000 versi, mentre della seconda, di carattere teologico e mistico, abbiamo poco meno di un centinaio rispetto agli originali 3000. La lingua da lui usata è il dialetto ionico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Siciliafan.it