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08

Giu

Nel cuore di Palermo nasce "Pad": così tre siciliane trasformano il volto della Kalsa

Il nuovo progetto culturale porta nel cuore della città la grande arte internazionale con eventi, mostre, residenze artistiche, art e consulting. Un luogo di fermento culturale

Un distretto dell’arte come quelli delle grandi capitali europee e mondiali. Un luogo dove non solo trovare l’arte, ma sentirla vivere.

È questo PAD, il nuovo progetto artistico che trasforma il volto della Kalsa, portando nel cuore di Palermo l’arte del mondo.

Nato all’interno di Palazzo Torremuzza, PAD sarà una vera e propria casa dell’arte: eventi, mostre, corsi e masterclass, residenze artistiche e tutto quello che ruota intorno ad "art e consulting".

Un luogo non convenzionale di fermento culturale, all’interno di Palazzo Torremuzza nell’omonima via, che ha lo scopo di migliorare il territorio, partendo dal quartiere a pochi passi dalla Cala, e raccontare i tratti internazionali di Palermo al mondo dell’arte.

Ideatrici e promotrici del progetto sono le siciliane Floriana Spanò, Anastasia De Marco e Lina De Marco, due storiche dell’arte con esperienza nel settore del management e dell’editoria e un avvocato specializzato nel mercato dell’arte.

«Abbiamo viaggiato e conosciuto i più bei distretti artistici internazionali, un giorno ci siamo dette: "Perché non replicare quest’esperienza anche a Palermo?". E così è stato.

«Ricerchiamo artisti emergenti, nazionali ed internazionali - spiegano - prestando attenzione a tutti quei temi sociali capaci di portare valore. L’arte cui ambiamo è quell'arte capace di incidere positivamente sulla funzione educativa ed evolutiva degli uomini e degli spazi che vivono».

A fare da apripista è Epvs, l’artista italo-tedesca che porta "Reflect" per la prima volta a Palermo, la prima delle esposizioni ospitate da Pad.

A cura di Floriana Spanò, si tratta di una grande installazione immersiva site specific che si inaugura venerdì 10 giugno.

Il titolo della mostra gioca sul significato ambivalente del termine inglese "Reflect" che può essere tradotto in due modi: “reflect” significa infatti riflesso, pensiero o meditazione, "to reflect" invece rispecchiare, ponendo l’accento su quel mondo che nasce quando riflette la luce.

Un gioco di parole che racconta la volontà dell’artista di indagare l’anima attraverso una continua relazione tra uomo e ambiente che lo circonda, e uomo e “io”.

Lo spazio è suddiviso in tre aree conseguenziali nelle quali l’installazione prende vita grazie alla performance sonora di Sebastian Vimercati, sound artist, performer e produttore italo-tedesco cresciuto a Roma ma da anni residente a Berlino. Musica e arte, così, si fondono.

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: balarm.it