Durante la visita, ci si ritrova in un ambiente perfettamente conservato, una vera opera di ingegneria idraulica totalmente scavata nel banco di roccia. Un pregevole esempio antico di sostenibilità e di rispetto dei popoli del passato verso la terra e le sue risorse. Da qui sotto si diramavano gli acquedotti in uso all’epoca di Akràgas e Agrigentum.
“Dopo il grande successo delle Giornate dell’Archeologia – commenta l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – un nuovo appuntamento per scoprire uno dei segreti meglio conservati della Valle dei Templi“.
“Un luogo fra i più interessanti per la sua unicità: un nuovo percorso di visita che permetterà di scoprire la zona di Colle San Nicola, vero cuore pulsante delle attività religiose e civili della greca Akràgas e della romana Agrigentum. Un impegno mantenuto”, aggiunge.
L’ipogeo appartiene alla complessa rete di acquedotti di Akragas che, secondo la tradizione, fu progettata dall’architetto Feace e realizzata con la mano d’opera dei prigionieri Cartaginesi sconfitti a Himera nel 480 a.C. per garantire l’approvvigionamento idrico della città.
La struttura, in origine, era forse una grande cisterna che, in epoca romana, fu trasformata in deposito di grano. Oggi è un vasto ambiente a pianta quadrata, scavato nella roccia, con sette file di sette pilastri per sorreggere il soffitto. Su quest’ultimo si aprono diversi pozzi-lucernari. La visita all’ipogeo Giacatello è a disposizione su prenotazione. Per le informazioni, si può contattare CoopCulture.
Fonte: siciliafan.it