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03

Nov

Pupi, carretti e persino una "Sala delle carrozze": il Museo Pitrè è pronto a riaprire

Chiuso da 4 anni per opere di manutenzione e restauro il museo, voluto da Giuseppe Pitrè, custodisce oltre 4.000 tracce della tradizione culturale e popolare siciliana

Dopo lungaggini burocratiche e intoppi di varia natura, a quattro anni dalla sua chiusura, l’assessore alle Culture del Comune di Palermo, Mario Zito, ha annunciato la riapertura, entro la fine del 2020, del Museo etno-antropologico "Giuseppe Pitré".

Fondato nel 1909 dallo studioso siciliano di cui porta il nome, attualmente il museo ha due sedi, una in viale Duca degli Abruzzi, nel parco della Favorita, e l'altra in via delle Pergole nel piano nobile di palazzo Tarallo, nel quartiere dell’Albergheria (dal 2007), e custodisce una ricca collezione di esemplari della tradizione popolare siciliana.

La storia e le vicissitudini di questa istituzione culturale attingono ai primi anni del museo. Alla morte del Pitrè, avvenuta nel 1916, le collezioni rimasero inaccessibili al pubblico anche perché nella sede dell’epoca, alcune sale all’interno del collegio dell’Assunta, non potevano essere disposte secondo le volontà del suo ideatore.

Fu solo nel 1935, con Giuseppe Cocchiara rettore fino al 1965, che il museo trovò sede definitiva in una delle dipendenze della Casina Cinese nel parco della Favorita, con una struttura conforme alle volontà del Pitrè.

Il Museo presenta una sala al centro di un crocevia di cortili, costeggiato da una fuga di30 sale che custodiscono, articolate in 20 sezioni, arredi, corredi, filati e tessuti, costumi d’epoca delle tradizioni contadine siciliane, ceramiche e, non ultima, una biblioteca con ben 30.000 volumi disponibili.

Ogni sezione è ricchissima di “pezzi” che hanno fatto la storia, tra usi e i costumi - dell’Isola al centro del Mediterraneo, restituendo non solo le tradizioni ma anche le credenze, i miti e le consuetudini di un popolo intero.

Sono circa 4.000 gli oggetti custoditi, provenienti da un nucleo originario di circa 1.500 reperti raccolti dallo stesso Pitrè, dalle collezioni etnografiche cedute dall'ex Museo nazionale di Palermo e da donazioni private.

Carretti siciliani - con le varianti da lavoro o da festa - telai, arredi di cucine dell’epoca dei Borboni, culle, costumi, tra i quali l'abito tradizionale di Piana degli Albanesi, abiti di contadini, di pastori e cacciatori, pupi, arredi di confraternite, opere d’arte su vetro.

E poi ancora presepi, della magistrale tradizione trapanese, giochi, acquasantiere ed ex voto, testimonianze che ancora trovano riscontro nell’attualità dei nostri giorni.

Di notevole interesse è la “Sala delle carrozze” dove si possono ammirare due splendide carrozze appartenute al Senato palermitano.

A sinistra dell’ingresso del Museo è posta la Cappella realizzata intorno al 1804, di perimetro quadrato all'esterno, mentre l'interno è a pianta circolare con fascia anulare. Da una galleria si accede al piano superiore dove la famiglia reale poteva assistere al rito religioso.

La sezione della Biblioteca, inoltre, custodisce anche reperti unici che raccontano dell’importanza che ebbe la cultura in Sicilia, secondo il modo di dire «il popolino siciliano legge o si fa leggere».

Oltre ai volumi sono presenti 1.500 tesi di laurea, stampe, incisioni, fotografie che raccontano la "vecchia Palermo" tra le altre cose e circa 7.000 lettere autografe di studiosi italiani e stranieri, che compongono la fitta corrispondenza del Pitrè nel periodo compreso tra il 1870 e il 1915.

Come annunciato dall’assessore Zito tornerà in attività anche il teatro dei Pupi che era stato smontato e custodito nei depositi di palazzo Tarallo di Ferla - Cottone d’Altamira, grazie al restauro curato dal Museo delle marionette Antonio Pasqualino.

Il piano nobile del Palazzo espone, oltre al teatrino dell’Opera dei Pupi, portantine e mobili settecenteschi, la "stanza della memoria", dedicata a Giuseppe Pitrè, e parte dei volumi della biblioteca.

Nel 2018 la sede del Museo Pitrè della Favorita ha subito un furto, rimasto ancora irrisolto, scoperto dalle indagini condotte dai Carabinieri del nucleo Patrimonio Artistico; sono oltre 250 gli oggetti che al momento mancano all’appello.