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03

Feb

Quattro donne e un'idea che "resuscita" i tessuti: chi sono le Arance Amare di Palermo

Sono "figlie del lockdown" le quattro donne che non si sono lasciate abbattere dal periodo storico, ma hanno dato vita a una cooperativa sociale. Ecco la loro storia

Sono "figlie del lockdown" le quattro donne che non si sono lasciate abbattere e che, proprio in quel periodo, hanno deciso di rivoluzionare, in qualche modo, la propria vita creando la cooperativa sociale “Arance amare”.

Loro sono Roberta De GrandiAnna BarbaChristine Hofmeister e Daniela Graziano.

Amiche da tempo, con professioni e risorse personali diverse, le 4 donne hanno voluto mettere insieme per “guardare con occhi nuovi” quanto già esistente.

«Ci siamo ritrovate, ciascuna per diversi motivi a condividere un’idea - ci ha detto Roberta De Grandi, architetto designer con un’attività commerciale alle spalle -. Così dal mese di maggio dello scorso anno abbiamo deciso di fare squadra, coltivando un progetto che oggi sta dando i primi frutti».

Dalle “arance amare”, infatti, è nato "Coccadoro" (a breve sarà attivo anche il sito internet): un e-commerce con produzioni tessili sostenibili che produrrà accessori per la casa e per la persona.

Borse, collane, cuscini saranno realizzati con scarti produttivi, di ottima qualità, provenienti da rimanenze di grossi brand, a livello nazionale. Materiale che per il mercato classico non è più utile ma che, reinventato, dà vita ad oggetti e declinazioni non solo creative, ma anche sostenibili.

«Alice Grassi, la figlia di Libero Grassi - ha continuato Roberta - ci ha donato ad esempio delle campionature di tessuti di una collezione che per loro è ormai fuori produzione e che, per noi, rappresenta un tesoro da trasformare.

Ciò che abbiamo deciso di fare non è nient’altro che cambiare l’approccio ad attività che, più o meno, già tutte svolgevamo. Guardare con occhi nuovi il modo di produrre e di condividere e offrire così una nuova “modalità commerciale».

«Abbiamo messo insieme le nostre singole competenze - ha aggiunto Roberta - e ognuna di noi apporta la giusta energia al progetto che piano piano sta prendendo forma.

Il momento storico non è di certo quello migliore e, senza fare un salto nel buio, abbiamo calcolato i rischi per quanto possibile, forti della passione che ci ha sempre sostenuto.

Sono convinta che oggi, più che mai, avere un progetto da portare avanti sia l’unico antidoto a questo momento di difficoltà collettivo, che ci auguriamo finisca il prima possibile. E allora dovremo essere pronti a ricominciare avendo messo già in atto qualcosa».

Grazie anche all’aiuto di I-Sud, la cooperativa al femminile riceve anche un aiuto per comprendere meglio tutti i passaggi intermedi per una produzione sostenibile al 100 per cento.

«La nostra prima nota, infatti, vuole essere la sostenibilità - spiegano -. L'obiettivo è riuscire anche ad approvvigionarci di materiale sostenibile già dalla base della produzione».

Piene di entusiasmo e volitive come solo le donne in gamba sanno essere, quando decidono di portare a termine un progetto, le Arance amare - che già nel nome custodiscono l’impronta siciliana ma anche quella variante che aggiunge gusto particolare alle cose - hanno in cantiere altri progetti, ma per il momento partono con “Coccadoro”.

«Ogni cosa che facciamo ha dietro una motivazione. Il nome “Coccadoro” non è stato scelto a caso - conclude Roberta De Grandi -. Volevamo avere un aggancio con il territorio ma non volevamo apparire troppo legate alla nostra città e allora, grazie al suggerimento di un nostro amico, siamo partire da “Conca d’oro”, riflettendo che anche questo nome contiene parte della parola “coccola” e che l’angolo di un fazzoletto, quello a cui una volta si facevano i nodi, si chiama pure cocca.

Allora il nome non poteva essere più azzeccato.

Siamo fiduciose, nonostante il periodo, ma siamo sicure che credere in qualcosa fa sì che questa si realizzi».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: balarm.it