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07

Mag

Quattro famiglie inglesi e un vino liquoroso: in Sicilia tutto iniziò dal mare in tempesta

Questa è la storia del Marsala e delle grandi famiglie che lo produssero e lo commercializzarono dagli inizi. Sono i Woodhouse, Ingham- Whitaker, Hopps e i Florio

I vitigni crescevano spontaneamente in Sicilia, Polifemo lo racconta a Ulisse. Il vino prodotto dai Ciclopi, pur godendo del favore di Giove Pluvio, era un "vinaccio" rispetto al dono del viaggiatore che era "ambrosia e nettare celeste".

Tanto fu gradito dal Ciclope che ricompenserà Ulisse con un trattamento di favore: lo divorerà per ultimo. Il mio rapporto con il vino non è quello di un’esperta.

Vi basti pensare che a un Vinitaly, sfuggita al controllo del marito agronomo, impegnato a discutere con un produttore siciliano di Uvaggio (mescolanza di uve) e caratteristiche organolettiche del vino, ho assaggiato tutto, ignara che nella degustazione, il vino non va mai ingerito.

È una premessa perché non parlerò del Marsala, ma della storia di grandi famiglie che seppero decretarne il successo.

Per questo viaggio storico ringrazio Vittorio Lo Jacono, cultore e studioso del vino che in una sua preziosa pubblicazione ha ricostruito non solo la storia del Marsala, ma anche quella delle famiglie che lo produssero e commercializzarono dagli inizi: sono i Woodhouse, Ingham- Whitaker, Hopps e i Florio.

In Sicilia tutto inizia sempre con un mare in tempesta.

Un ricco mercante d Liverpool nel 1773 a bordo del suo veliero Elisabeth, attraccò a causa delle cattive condizioni del mare, nel porto di Marsala. Era John Woodhouse, “Old John” o come sarà trascritto negli atti dei notai siciliani "Giovanni Casa di legno". Per rifocillarsi, andò in un’osteria, dove gli fu servito il "Perpetuum": il vino delle grandi occasioni dei contadini.

Fu amore a primo assaggio, capì che questo vino avrebbe potuto soppiantare gli spagnoli e portoghesi” Jerez” e” Madeira”, molto apprezzati in Inghilterra. Nel 1774 caricò la sua nave del Perpetuum, a cui aggiunse due galloni di Rhum, l’alcol avrebbe impedito l’alterazione del vino.

Tra il rullio dell’imbarcazione e il calore della stiva, l’alcol si mescolò, il risultato fu un prodotto straordinario, che conquistò il mercato inglese, era nato il Marsala. Grazie al successo ottenuto tornò nella cittadina, dove fece costruire il primo deposito, in contrada Petrosino, in seguito comprò un’intera tonnara che trasformò in una azienda enologica la "Factory Wine".

Il vino liquoroso fu per diverso tempo chiamato nel Regno Unito, vino tipo Madeira, tipo Jarez, o vino per gli inglesi, nonostante il nome fu il primo vino italiano esportato oltre Manica. Woodhouse, nel tempo ne perfezionò la produzione variando la percentuale dell’alcol e utilizzando oltre al Rhum, il Brandy.

I figli di Woodhouse si espansero, il successo fu tale che L’ammiraglio Nelson nel 1800 stipulò un contratto che impegnava i Woodhouse a rifornire la flotta britannica del prezioso vino. La storia dei Woodhouse terminerà nel 1928, la crisi del settore porterà Robert Woodhouse, ultimo discendente, a cedere alla Cinzano l’attività.

Benjamin Ingham nacque in una cittadina dello Yorkshire, era un mercante di stoffe che nel 1806 arrivò a Palermo per commercializzare i suoi tessuti. La sua abitazione fu a via dei Materassai vicino ai Florio. Nel 1812, decise di intraprendere la redditizia produzione del Marsala, fece costruire una cantina vicino a quella dei Woodhouse e inviò un tecnico in Portogallo e in Spagna per apprendere tecniche e segreti.

Con la sua flotta di navi e le innovazioni che apportò al vino, ebbe un successo straordinario, il Marsala fu distribuito in Europa, USA, Brasile ed Estremo Oriente. Saranno in seguito i due cugini Benjamin Junior e Joseph Whitaker, ad amministrare dal 1919, al 1926 la società per la produzione e commercializzazione del vino.

L’archivio Ingham-Whitaker è oggi custodito presso le cantine Pellegrino ed è consultabile. Gli Hopps erano una famiglia del West Yorshire, James Hopps nel 1801 si stabilì in Sicilia e grazie all’appoggio di uno zio, amico di Woodhouse, entrò in una delle aziende, diventando in seguito il direttore di uno dei “bagli” di Petrosino.

Fu la grande esperienza acquisita che gli consentirà di avviare una propria attività nel territorio di Mazara del Vallo. Sposando poi una nobile siciliana, Francesca Stella, poté ampliare la sua produzione, espandendosi in Italia, Europa e USA. Per 150 anni gli Hopps ebbero un’attività fiorente, fino alla seconda guerra mondiale quando Giovanni Hopps, fu costretto a chiudere ogni attività legata al Marsala.

I Florio, superfluo ricordare la storia di questa famiglia, e di come il Marsala rimane indissolubilmente legato a questo cognome. L’attività vinicola iniziò nel 1833 con Vincenzo Florio che acquistò un terreno vicino ai “bagli” di Ingham-Whitaker e Woodhouse, iniziando così la sua produzione. I primi tempi la concorrenza fu dura, il loro prodotto ebbe come primo mercato quello italiano.

Fu dalla seconda metà dell’800, grazie alla flotta mercantile e alla realizzazione del primo imbottigliamento meccanico, che i Florio riuscirono a esportare il loro Vino in Europa e negli Stati Uniti.

Per realizzare un vino di qualità, si avvalsero di enologi stranieri, e con 5000 ettolitri prodotti e oltre 300 dipendenti fu la prima azienda Italiana del Marsala. Nella seconda metà degli anni venti, muteranno i gusti nei riguardi del vino, fattore che insieme alla crisi economica e finanziaria che accompagnerà anche i Florio, porterà nel 1924 Ignazio a cedere le azioni alla Cinzano, acquisite poi nel 1988 dall’Ilva di Saronno.

Si chiude così la storia delle antiche famiglie del Marsala, i spettacolari vitigni siciliani beneficiarono degli “stranieri”, che produssero ottimi vini. La tradizione è continuata nel tempo con nuove famiglie e nuove tecniche, ma sempre con la stessa passione. Bere il vellutato vino liquoroso è ancora un’esperienza di sensi amore e storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: balarm.it